La spondilite anchilosante è una condizione che influisce in molti modi diversi sulla nostra quotidianità; la sua gestione è quindi spesso complessa, e il desiderio di semplificazione sempre presente.
Sul lato alimentare, spesso questo si traduce nella ricerca di “cibi sì” e “cibi no”, dando origine a regimi dietetici molto rigidi che, nati per semplificare, vanno invece a complicare non poco la vita di tutti i giorni. E ad aumentare il nostro livello di stress.
Togliere infatti intere categorie di alimenti, o un numero ragguardevole di alimenti specifici – magari anche particolarmente graditi – rende difficile l’organizzazione dei pasti, ancor più se dobbiamo cucinare anche per altri, in famiglia, o se ad esempio pranziamo fuori casa nei giorni lavorativi. Diventa difficile godersi il ristorante con gli amici, o – più in generale – trarre soddisfazione dai nostri pasti, diventati monotoni e ripetitivi.
Ma è proprio necessario seguire schemi così rigidi? Per fortuna la risposta è no: non c’è nessuna raccomandazione, oggi, condivisa dalla comunità scientifica che ci porti ad escludere a priori alimenti specifici in caso di spondilite anchilosante – a meno, naturalmente, di condizioni specifiche valutate e diagnosticate dal medico curante.
In altre parole, possiamo mangiare un po’ di tutto. O, meglio, possiamo mangiare di tutto un po’: l’accento infatti va messo non sul mangiare sì o no un dato alimento, ma sul quanto mangiarne e quanto frequentemente. Verdure? Mangiamone molte e spesso. Dolci? Mangiamone porzioni moderate con frequenza occasionale. Ma possiamo farlo. Gli unici due alimenti davvero da limitare quanto più possibile sono alcol e sale. Per tutto il resto, trovare una quadra non sarà un problema.
Questo però – attenzione – non è un “libera tutti”: non stiamo invitando a mangiare senza prestare attenzione, perché questo rischierebbe di andare a nutrire l’infiammazione che sta alla base della spondilite anchilosante. L’invito è, invece, adottare abitudini alimentari che quell’infiammazione non la favoriscano ulteriormente, il che avviene se:
- in caso di peso eccessivo, perdo peso: il tessuto adiposo in eccesso è infatti largamente implicato nello stato di infiammazione cronica che non dobbiamo favorire. Questo è l’unico caso in cui serve del “rigore” nella dieta, ma nel senso che bisognerà seguire un regime alimentare finalizzato al dimagrimento e, quindi, ipocalorico. Qualche sacrificio sarà quindi necessario, ma insieme a professionisti qualificati (dietista, dietologo, biologo nutrizionista) si troverà il percorso più adatto ai nostri gusti e alle nostre esigenze specifiche.
- se invece non ho chili da perdere, non ingerisco più calorie di quelle che consumo, in modo da mantenere il peso attuale
- non consumo alcolici
- non eccedo in maniera abitudinaria in grassi saturi e zuccheri (il che non significa eliminare gli zuccheri): faccio quindi attenzione, ad esempio, a non eccedere in carni grasse, formaggi, salumi e dolciumi.
- sto attenta/o al consumo di sale (non portiamolo a tavola; cerchiamo di usare maggiormente erbe e spezie per insaporire)
- compongo ogni giorno la mia tavola in modo che, a fine giornata, a prevalere siano gli alimenti vegetali - ortaggi e frutta in primis.