Un paziente che afferisce al nostro ambulatorio per indagare una sospetta spondiloartrite potrebbe ricevere l’indicazione ad eseguire una risonanza magnetica (RMN) del bacino o della colonna vertebrale. Si tratta di un esame essenziale per la diagnosi e per la prognosi e anche per la terapia che andremo a scegliere. Perché la RMN risulta così importante? La risposta è semplice, ovvero, è l’unico esame che ci permette di avere informazioni caratterizzanti la forma di presentazione della malattia, la sua evoluzione e la risposta al trattamento. Questo è possibile tramite la valutazione di una particolare lesione, che viene descritta come edema osseo (talvolta descritto anche come edema intraspongioso o edema trabecolare nei referti).

Cosa esattamente significa “avere dell’edema nelle ossa”? è la domanda che spesso mi viene rivolta dai pazienti e la spiegazione non è così semplice da fornire. Descrivere cosa sia l’edema osseo è complicato, anche per chi “mastica” la materia tutti i giorni. Genericamente il termine indica l’anormale concentrazione di acqua in un determinato tessuto. Come questo accumulo si formi, è facile da spiegare: si tratta di una risposta infiammatoria che, più che acqua, tende a richiamare fluidi che sono generati proprio dalla risposta infiammatoria causata dalla malattia. Questo fa sì che, in quel punto preciso, la presenza di infiammazione venga riconosciuta dalla RMN come un accumulo di liquido. Da qui il termine edema, dal greco οἴδημα, òidema, “gonfiore”, un segno tipico di infiammazione.

Questa semplice evidenza diventa più complicata, una volta applicata allo studio della malattia. L’esame individua la presenza di acqua, che, tuttavia, deve essere interpretata. Il corpo umano è fatto da circa il 70% di acqua e, ovviamente, non tutta questa è patologica e non tutta viene visualizzata dalla RMN. L’edema è una lesione sempre focalizzata e descrittiva dello stato dell’osso, che indica uno stato di malattia attiva, ma non sempre un danno irreversibile. Entrando nel dettaglio e cercando di semplificare, trovare l’edema osseo corrisponde a “vedere” l’infiammazione nel preciso momento in cui essa compare, senza, necessariamente, che la stessa abbia già creato un danno irreversibile. Un danno considerato irreversibile, ad esempio, è dato dalla nuova formazione di osso, reazione comune in seguito a lunghi periodi di infiammazione e tipica delle fasi più tardive di malattia. La neoformazione ossea è ben visibile anche alle normali radiografie, mentre l’edema osseo rimane una lesione rilevabile solo alla RMN. L’edema, inoltre, è considerato essere una lesione che, nel tempo, compare prima della formazione di nuovo osso e, quando è presente come unico aspetto di malattia, caratterizza le spondiloartriti definendole non radiografiche. Questa definizione è molto importante ed è anche abbastanza intuitiva, dato che, nelle indagini svolte, la malattia viene descritta da infiammazione (evidente alla RMN), ma non da danno irreversibile, evidente invece anche alla radiografia. “Avere edema nelle ossa” senza avere alterazioni ai normali radiogrammi significa quindi soffrire di una forma di malattia che presenta infiammazione, ma non ancora lesioni irreversibili e questo permette di caratterizzare la patologia come spondiloartrite e non come spondilite anchilosante.

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CONOSCI LUCA

Autore

LUCA
IDOLAZZI

MEDICO SPECIALISTA IN REUMATOLOGIA

Ricercatore presso l’Unità di Reumatologia del Dipartimento di Medicina dell’Università di Verona, si interessa dello spettro delle patologie artritiche e, in modo particolare, di spondiloartriti. Ad integrazione di questo ambito, ha sviluppato un interesse per l’imaging dedicato alla malattia reumatologica e, in modo particolare, all’ecografia muscoloscheletrica. Data la complessità delle spondiloartriti, affianca da molti anni i colleghi di altre branche, come la Dermatologia, per riuscire a cercare di comprendere e assistere il paziente nel migliore dei modi.

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