Ci sono oltre 200 motivi per evitare – o almeno limitare quanto possibile – il consumo di alcolici: tanti sono stimati, infatti, i problemi di salute ad esso collegate. Molti di questi riguardano condizioni o patologie basate su uno stato infiammatorio cronico, come nel caso delle spondiloartriti.

Ma in che modo l’assunzione di alcolici esercita un ruolo negli stati infiammatori? In più modi in realtà.

Il primo riguarda le calorie. Sì, perché ogni grammo di alcol apporta ben 7 kcal: non poche, se pensiamo che i grassi ne apportano 9 e proteine e carboidrati “solo” 4. Si tratta, peraltro, di calorie che non concorrono a generare un senso di sazietà: si sente parlare in questi casi di “calorie vuote”, calorie che si aggiungono a quelle di un pasto senza andare a sostituire qualcos’altro. Se poi la bevanda alcolica in questione è un cocktail, non è raro che alle calorie dell’alcol si aggiungano quelle degli zuccheri: lo zucchero di canna in una caipirinha, lo sciroppo in un daiquiri, la crema di cassis in un kir. E in un paio di bicchieri rischiamo di assumere senza accorgerci le calorie di un piatto di pasta.

Da qui a prender peso il passo è breve. Il controllo del peso, però, è proprio il primo pilastro di uno stile alimentare complessivamente “anti-infiammatorio”. Sovrappeso e obesità concorrono infatti a generare o mantenere lo stato infiammatorio, in quanto il tessuto adiposo in eccesso libera sostanze infiammatorie.

Un secondo modo in cui l’alcol concorre allo stato infiammatorio è legato al suo destino all’interno del nostro organismo. Le trasformazioni che subisce dopo l’ingestione, infatti, portano alla formazione di diverse sostanze, tra cui anche alcuni radicali liberi in grado di stimolare la produzione di composti chiave proprio della risposta infiammatoria.

Altri meccanismi riguardano invece le ripercussioni del consumo di alcol sul microbiota - un tempo chiamato flora - intestinale. In questo senso l’alcol può, ad esempio, facilitare il passaggio di alcune specifiche tossine (lipopolisaccaridi) dalla barriera intestinale al circolo sanguigno: quando questo succede il nostro organismo crede di essere in presenza di un’infezione batterica, in quanto quelle sostanze si trovano normalmente nella parete di alcuni batteri. In queste condizioni, credendosi “sotto attacco”, la sua mossa sarà proprio “contrattaccare” con una risposta infiammatoria.

E non è finita qui. Altre ancora sono le strade che uniscono alcol e infiammazione, e altre ancora si vanno chiarendo con gli sviluppi della ricerca.

Tante strade e una certezza: di alcol, meno ne beviamo meglio è.

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Autore

ANTONELLA
LOSA

NUTRIZIONISTA E DIVULGATRICE SCIENTIFICA

Lavora da 20 anni nel panorama Salute e Benessere (food & beverage / consumer health / farmaceutico). Negli ultimi 12 ha focalizzato in particolare il tema del rapporto alimentazione – salute, rispetto al quale è oggi attiva sia come esperta di comunicazione, sia come nutrizionista.

Negli ultimi anni ha collaborato con diverse aziende del settore sviluppando e realizzando progetti di comunicazione e di educazione alimentare diretti sia al pubblico generico sia a pubblici specifici come i professionisti dei media tradizionali e nuovi (giornalisti; blogger) e la classe medica.

Tali progetti, che privilegiano la componente esperienziale e di dialogo bidirezionale con il pubblico di riferimento, comprendono ad esempio laboratori pratici, workshop e tutorial, spesso condotti in partnership con Istituzioni riconosciute come musei, università o centri ospedalieri.

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