Il paziente con spondilite anchilosante deve obbligatoriamente svolgere un’attività fisica costante: l’ideale sarebbe tutti i giorni, ma sono sufficienti almeno tre volte alla settimana. Poiché la malattia ha un impatto notevole sull’organismo, va sottolineato come lo sforzo fisico debba essere proporzionato alla gravità della spondilite anchilosante. E’ perciò importante concordare con il paziente l’intensità dell’impegno fisico che andrà a svolgere, tenendo presente il periodo della giornata.

 

Come contrastare la rigidità

Spesso il paziente descrive la rigidità in maniera diversa: può essere una rigidità da inattività, prevalentemente al mattino, oppure una rigidità che lo attanaglia durante le ore notturne e gli impedisce il riposo corretto. Poiché rigidità e dolore sono sintomi dovuti in buona parte alla situazione infiammatoria tipica della malattia, il primo step sarà un corretto trattamento farmacologico. Ma non solo: la rigidità si combatte anche, e soprattutto, con l’attività fisica, che è in grado di contrastare l’anchilosi, mantenere un buon rapporto di fisicità del nostro organismo e migliorare la postura.

 

Un’ampia scelta per il paziente

Ma quale forma di movimento prediligere? Le possibilità sono molte, così come l’intensità dell’esercizio: sarà sempre importante tenere ben presente l’obiettivo, che è quello di mantenere la normale funzione articolare. Il consiglio da dare al paziente è di svolgere un’attività fisica, anche a domicilio, strutturata per il suo caso clinico, magari con il supporto del fisiatra o del terapista della riabilitazione, scegliendo attività che lo aiutino a muoversi senza che si annoi o che faccia troppa fatica. L’obiettivo sarà fare movimento in modo che il corpo possa svolgere tutte quelle attività quotidiane che per i “sani” possono essere scontate. Se la forma di spondilite anchilosante non è grave, ci si può “spingere” anche oltre, senza però chiedere troppo all’organismo.

 

Quando ci vuole cautela

Se la malattia invece si manifesta in uno stadio avanzato, bisognerà limitare l’impegno a quello che è sopportabile e non doloroso: semplici esercizi di stretching nel corso della giornata e camminate regolari. Nell’esecuzione di questi movimenti, controllare la postura e fare respiri profondi: è un ottimo modo per mantenere la flessibilità della cassa toracica e la capacità polmonare.

 

Più si sta fermi più ci si blocca

Attività fisica o fisioterapia?

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Autore

PIERCARLO
SARZI PUTTINI

SPECIALISTA IN FISIATRIA E IN REUMATOLOGIA E DIRETTORE DELLA UOC REUMATOLOGLIA FBF L. SACCO - PROF. STRAORDINARIO REUMATOLOGIA C/O DIP. DI SCIENZE BIOMEDICHE E CLINICHE "L. SACCO"

Attualmente è Professore Straordinario di Reumatologia presso l’Università degli Studi di Milano. È responsabile di un Unità Operativa Complessa di Reumatologia presso ASST Fatebenefratelli-Sacco, Milano. È responsabile dell’Insegnamento di Reumatologia nell’ambito dello stesso corso integrato presso il polo universitario Sacco, Milano.  È Docente presso la Scuola di Specializzazione in Reumatologia di Milano.
È inoltre responsabile di numerose sperimentazioni cliniche che si stanno svolgendo presso l’Unità Operativa di Reumatologia dell’Ospedale L. Sacco.
Ha partecipato come “esperto” a 2 commissioni Europee per lo sviluppo di raccomandazioni cliniche e terapeutiche. Coordinatore del gruppo di studio SIR sul dolore in reumatologia.  

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