Come abbiamo più volte ripetuto, la spondilite anchilosante è una patologia che va affrontata con una strategia che contempli vari fattori: stili di vita corretti, interventi farmacologici mirati, attività fisica costante. Su quest’ultimo aspetto vogliamo insistere, poiché un miglioramento concreto dei sintomi, e di conseguenza un maggior benessere per il paziente, passano inevitabilmente dall’abitudine al movimento.

 

Tanta attività in fase iniziale

L’attività fisica deve essere però essere proporzionata allo stadio della malattia: se è in fase iniziale, o in forme non particolarmente invalidanti, può bastare la ginnastica da svolgere in ambiente domestico o, ancor meglio, sport come il nuoto, in grado di dare sollievo in modo armonico a tutto il corpo. Quando la malattia è all’esordio tutto diventa più facile e si può pensare a un programma riabilitativo intenso. Un aspetto va comunque tenuto sempre in considerazione: per trarre i maggiori benefici dall’attività fisica è buona cosa farsi seguire da un esperto. Per la spondilite anchilosante, il professionista di riferimento è il fisioterapista.

 

Il fisioterapista al servizio del paziente

Il fisioterapista è lo specialista del movimento umano: il suo intervento può essere indispensabile in casi urgenti – una distorsione alla caviglia, per esempio – oppure per migliorare la mobilità in soggetti con malattie reumatologiche croniche, come la spondilite anchilosante. In quest’ultimo caso, sono ormai molti gli studi scientifici che certificano l’efficacia della fisioterapia nella gestione della patologia.

 

Esercizi mirati per alleggerire la colonna

Ma come si svolge il primo incontro con il fisioterapista? Solitamente il professionista valuta in modo approfondito il paziente, in modo da impostare un trattamento personalizzato che possa includere, per esempio, esercizi di stretching mirati al movimento della colonna vertebrale e del collo. Un programma equilibrato potrebbe inoltre comprendere esercizi di allungamento muscolare, correzione posturale e un’attività aerobica come il nuoto o l’andare in bicicletta. Anche i consigli pratici e l’educazione del paziente sono componenti importanti del servizio svolto dal fisioterapista.

 

Che tipo di esercizio fisico è più adeguato in base al livello di gravità della SA?

Spondiloartriti e ritardo diagnostico

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Autore

PIERCARLO
SARZI PUTTINI

SPECIALISTA IN FISIATRIA E IN REUMATOLOGIA E DIRETTORE DELLA UOC REUMATOLOGLIA FBF L. SACCO - PROF. STRAORDINARIO REUMATOLOGIA C/O DIP. DI SCIENZE BIOMEDICHE E CLINICHE "L. SACCO"

Attualmente è Professore Straordinario di Reumatologia presso l’Università degli Studi di Milano. È responsabile di un Unità Operativa Complessa di Reumatologia presso ASST Fatebenefratelli-Sacco, Milano. È responsabile dell’Insegnamento di Reumatologia nell’ambito dello stesso corso integrato presso il polo universitario Sacco, Milano.  È Docente presso la Scuola di Specializzazione in Reumatologia di Milano.
È inoltre responsabile di numerose sperimentazioni cliniche che si stanno svolgendo presso l’Unità Operativa di Reumatologia dell’Ospedale L. Sacco.
Ha partecipato come “esperto” a 2 commissioni Europee per lo sviluppo di raccomandazioni cliniche e terapeutiche. Coordinatore del gruppo di studio SIR sul dolore in reumatologia.  

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