Come abbiamo visto nell’articolo precedente, in caso di patologie associate a un’infiammazione sistemica - come nel caso della spondilite anchilosante - è bene adottare uno stile alimentare che complessivamente non contribuisca a sostenere lo stato infiammatorio cronico.

In questo contesto, una dieta vegetariana può rivelarsi utile sotto diversi aspetti: da un lato infatti limita l’assunzione di nutrienti in grado di alimentare lo stato infiammatorio, come grassi saturi e acido arachidonico (carni grasse, strutto, salumi); dall’altro privilegia il consumo di frutta e verdura, il cui potenziale effetto protettivo è noto e viene fatto risalire all’insieme di diverse sostanze contenute, come vitamine, minerali e fitocomposti - categoria che include alcuni antiossidanti.

Naturalmente, l’adozione di questo regime deve restare all’interno dei criteri di adeguatezza calorica e nutrizionale: resta quindi di primaria necessità che non si ecceda in calorie su base abituale, in modo da mantenere un peso corretto (sovrappeso e obesità favoriscono lo stato infiammatorio e un aggravamento dei sintomi), e che vengano garantite adeguate proporzioni e “qualità” dei diversi nutrienti.

Per quanto riguarda le proteine, ad esempio, regimi latto-ovo-vegetariani continuano a includere proteine di elevato valore nutrizionale (uova, latte e derivati), mentre per regimi più restrittivi come quello vegano diventa fondamentale associare classi alimentari con proteine tra loro complementari, come succede tra cereali e legumi, per raggiungere una qualità proteica complessiva più adeguata.

È bene inoltre, in accordo con il proprio medico, monitorare periodicamente i livelli plasmatici di vitamina B12, per procedere all’integrazione in caso di valori subottimali.

Nel caso specifico della spondilite anchilosante, inoltre, considerando la frequente associazione con osteoporosi, per diete vegetariane che escludano latte e derivati è bene porre un’attenzione particolare all’assunzione di calcio da altre fonti (ortaggi come rucola, cime di rapa, broccoli; legumi; frutta secca; bevande addizionate). Anche il tema dell’apporto proteico, visto più sopra, acquista un senso aggiuntivo nel quadro della fisiologia ossea.

Per quanto detto, anche nella scelta vegetariana - e in generale per tutte le diete che escludono alcune categorie alimentari - il fai-da-te non la scelta d’elezione: il consiglio è invece quello di parlarne con uno specialista in nutrizione – dietologo, dietista o biologo nutrizionista - per costruire insieme un regime alimentare corretto e appropriato.

Supporto psicologico e impatto sul caregiver

Triplo binario della SA: terapia farmacologica, fitness e aspetto psicologico

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Autore

ANTONELLA
LOSA

NUTRIZIONISTA E DIVULGATRICE SCIENTIFICA

Lavora da 20 anni nel panorama Salute e Benessere (food & beverage / consumer health / farmaceutico). Negli ultimi 12 ha focalizzato in particolare il tema del rapporto alimentazione – salute, rispetto al quale è oggi attiva sia come esperta di comunicazione, sia come nutrizionista.

Negli ultimi anni ha collaborato con diverse aziende del settore sviluppando e realizzando progetti di comunicazione e di educazione alimentare diretti sia al pubblico generico sia a pubblici specifici come i professionisti dei media tradizionali e nuovi (giornalisti; blogger) e la classe medica.

Tali progetti, che privilegiano la componente esperienziale e di dialogo bidirezionale con il pubblico di riferimento, comprendono ad esempio laboratori pratici, workshop e tutorial, spesso condotti in partnership con Istituzioni riconosciute come musei, università o centri ospedalieri.

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