La spondilite anchilosante espone a un rischio maggiore di perdita di massa ossea e osteoporosi; approfondiamo quindi insieme due dei nutrienti – il calcio e la vitamina D - che maggiormente contribuiscono alla mineralizzazione ossea, in modo da conoscere i cibi che ne sono ricchi e introdurli correttamente nel nostro regime alimentare.

Calcio per la salute delle ossa: gli alimenti che lo contengono

Il Ministero della Salute lo definisce “il micronutriente più importante nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi”.

Quello che assumiamo con gli alimenti viene assorbito a livello intestinale con diversi meccanismi, in alcuni dei quali ha una parte attiva la vitamina D. Per questo motivo, è sempre bene curare che le nostre abitudini alimentari contemplino, nelle quantità e frequenze suggerite, alimenti ricchi di entrambi questi nutrienti: se i livelli di vitamina D nel sangue sono insufficienti, infatti, verrà assorbito meno calcio dall’intestino, e un eventuale maggior introito di questo minerale andrà quindi in un certo senso perso.

Una volta assorbito, il calcio entra nel circolo sanguigno e, da lì, nella struttura minerale dell’osso.

Il calcio, tuttavia, svolge anche altre funzioni nel nostro organismo, tutte di grande importanza: interviene ad esempio nella contrazione muscolare, compresa quella cardiaca, e nella trasmissione degli impulsi nervosi. Per questo motivo, la sua concentrazione nel sangue è finemente regolata: in caso di livelli ridotti, il calcio necessario a ristabilire la giusta concentrazione viene mobilizzato dal tessuto osseo, che funge anche da riserva di questo minerale.

È pertanto importante assumerne la quantità raccomandata, in modo da non incorrere in carenze indesiderate.

I livelli di assunzione raccomandati per il calcio sono stati individuati con l’obiettivo di favorire la salute delle ossa in termini di densità minerale e di prevenzione delle fratture; per la popolazione adulta tali livelli, secondo i dati più aggiornati, corrispondono a 1.000 mg al giorno, che salgono a 1.200 mg dopo i 60 anni.

Il calcio non è particolarmente abbondante negli alimenti; le fonti principali sono latte e derivati, pesci e prodotti ittici come acciughe, polpo, calamari e crostacei, e – nel mondo vegetale - frutta secca, legumi secchi, broccoli e alcune verdure a foglia verde. Le diverse fonti differiscono non solo per la concentrazione di calcio, ma anche per la sua biodisponibilità, maggiore nei prodotti caseari e generalmente inferiore tra gli ortaggi. Una fonte importante è anche l’acqua: le più ricche di calcio superano i 300 mg/l. Tra i prodotti caseari, e in particolare per quanto riguarda i formaggi, è bene scegliere i prodotti meno grassi e moderarne il consumo, ancor più in condizioni - come quella della spondilite anchilosante - che si avvantaggiano particolarmente di abitudini alimentari complessivamente “antinfiammatorie” (ricordiamo che, in quest’ottica, i formaggi sono da tenere sott’occhio anche per il contenuto di sale).

Qualche consiglio in più: ci sono componenti alimentari che rendono ancora più difficile l’assorbimento del calcio. Si tratta in particolare di ossalati e fitati: non esageriamo quindi ad esempio con verze, spinaci, cacao e cioccolato, noci, tè verde o caffè quando mangiamo alimenti ricchi di calcio.

Vitamina D per le ossa: quali alimenti prediligere

Come abbiamo visto, livelli adeguati di vitamina D sono la chiave che attiva una delle vie di assorbimento del calcio a livello intestinale: un primo passo per la tutela della mineralizzazione delle nostre ossa.

La concentrazione di vitamina D nel nostro sangue non dipende tuttavia solo da quanta ne ingeriamo con l’alimentazione, anzi: la maggior parte deriva dalla capacità del nostro organismo di sintetizzarla a livello della cute in seguito a esposizione diretta alla luce solare. Risulta consigliabile quindi, in ogni stagione, passare del tempo all’aria aperta durante il giorno, esponendo ai raggi solari la nostra pelle.

Per quanto riguarda le raccomandazioni alimentari, il livello di assunzione di riferimento della vitamina D nella popolazione adulta è di 15 mg al giorno, che salgono a 20 mg dopo i 75 anni: queste quantità sono state identificate come idonee a mantenere la concentrazione di vitamina D nel sangue al di sopra della soglia di adeguatezza.

Le fonti alimentari di vitamina D non sono molte: il ruolo maggiore è ricoperto da pesci grassi come aringhe, tonno, pesce spada, acciughe e salmone, e meno grassi come spigola e trota. È da preferire il consumo di pesce fresco e cotto con metodi delicati, ad esempio al vapore: cotture più drastiche e/o i vari metodi di conservazione possono far diminuire in maniera importante il contenuto di vitamina D nel prodotto finale. Quote inferiori di vitamina D si possono trovare inoltre nel tuorlo d’uovo o, tra i prodotti carnei, nel fegato di suino.

Calcio e Vitamina D in caso di spondilite anchilosante

Sia per il calcio che per la vitamina D, i valori di assunzione raccomandata riportati sopra sono riferiti alla popolazione generale, e possono costituire un utile dato orientativo. In presenza di fattori che espongano maggiormente a rischi di demineralizzazione ossea, come nel caso della spondilite anchilosante, si consiglia tuttavia di rivolgersi al proprio medico per individuare eventuali fabbisogni maggiorati.

Qual è la giusta alimentazione?

Come comporre la settimana alimentare

CONOSCI ANTONELLA

Autore

ANTONELLA
LOSA

NUTRIZIONISTA E DIVULGATRICE SCIENTIFICA

Lavora da 20 anni nel panorama Salute e Benessere (food & beverage / consumer health / farmaceutico). Negli ultimi 12 ha focalizzato in particolare il tema del rapporto alimentazione – salute, rispetto al quale è oggi attiva sia come esperta di comunicazione, sia come nutrizionista.

Negli ultimi anni ha collaborato con diverse aziende del settore sviluppando e realizzando progetti di comunicazione e di educazione alimentare diretti sia al pubblico generico sia a pubblici specifici come i professionisti dei media tradizionali e nuovi (giornalisti; blogger) e la classe medica.

Tali progetti, che privilegiano la componente esperienziale e di dialogo bidirezionale con il pubblico di riferimento, comprendono ad esempio laboratori pratici, workshop e tutorial, spesso condotti in partnership con Istituzioni riconosciute come musei, università o centri ospedalieri.

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