Un’ulteriore strategia per accrescere la sensazione di benessere della persona con spondilite anchilosante e migliorarne il percorso di cura è senza dubbio l’attività fisica moderata e costante.

Il concetto che la classe medica, in particolare il reumatologo, deve fare arrivare forte e chiaro al paziente è che l’attività fisica non è un optional, non è soltanto consigliata, ma è obbligatoria. Il motivo è presto detto: l’esercizio mantiene la funzionalità del nostro organismo e della colonna, per cui il soggetto con spondilite anchilosante deve abituarsi ad almeno trenta minuti di attività fisica tre volte alla settimana, meglio ancora tutti i giorni.

 

Esercizi a misura di paziente

Ovviamente ci vuole però gradualità e moderazione, ed è sempre meglio consultare il fisioterapista o lo specialista che ci segue per capire se quello che vogliamo eseguire, o stiamo già eseguendo, faccia al caso nostro. Questo concetto è fondamentale: il paziente deve svolgere un esercizio che sia idoneo al suo stadio di malattia, che non sia noioso e, in particolare, non doloroso: in questo caso, il rischio di abbandono è molto elevato.

 

Servono i consigli di un esperto

La valutazione del paziente è quindi il punto di partenza. Sarà perciò un esperto – un fisiatra o un terapeuta della riabilitazione – a impostare il lavoro e a decidere fino a che punto ci si possa “spingere”. Se la spondilite anchilosante è all’esordio, e quindi non ci sono limitazioni anatomiche all’esercizio, si può pensare a un programma riabilitativo intenso; man mano che la malattia progredisce – nel caso per esempio di una colonna a canna di bambù –, la flessibilità è ridotta e la funzionalità della colonna molto limitata.

 

Dal nuoto alla camminata

Ma quali esercizi privilegiare? Dipende anche dalla volontà del paziente. Per affaticarsi meno si possono scegliere esercizi in acqua, quindi in scarico. Oppure camminare o altre attività sportive a basso impatto aerobico, che non creino traumi sulle articolazioni. In aggiunta agli esercizi, si può optare per tecniche di riabilitazione posturale globale, con le quali si lavora sulle catene muscolari.

Vantaggi di una dieta ricca di vegetali

Familiarità o predisposizione genetica

CONOSCI PIERCARLO

Autore

PIERCARLO
SARZI PUTTINI

SPECIALISTA IN FISIATRIA E IN REUMATOLOGIA E DIRETTORE DELLA UOC REUMATOLOGLIA FBF L. SACCO - PROF. STRAORDINARIO REUMATOLOGIA C/O DIP. DI SCIENZE BIOMEDICHE E CLINICHE "L. SACCO"

Attualmente è Professore Straordinario di Reumatologia presso l’Università degli Studi di Milano. È responsabile di un Unità Operativa Complessa di Reumatologia presso ASST Fatebenefratelli-Sacco, Milano. È responsabile dell’Insegnamento di Reumatologia nell’ambito dello stesso corso integrato presso il polo universitario Sacco, Milano.  È Docente presso la Scuola di Specializzazione in Reumatologia di Milano.
È inoltre responsabile di numerose sperimentazioni cliniche che si stanno svolgendo presso l’Unità Operativa di Reumatologia dell’Ospedale L. Sacco.
Ha partecipato come “esperto” a 2 commissioni Europee per lo sviluppo di raccomandazioni cliniche e terapeutiche. Coordinatore del gruppo di studio SIR sul dolore in reumatologia.  

Incontra gli esperti

Associazioni Pazienti

Scopri di più