Con l’espressione aderenza alla terapia si intende una collaborazione costante tra medico e paziente, caratterizzata da un buon grado di condivisione delle scelte terapeutiche e dall’interiorizzazione delle prescrizioni mediche da parte del paziente. Il paziente aderente, dunque, non si limita alla mera e regolare assunzione di farmaci ed alla messa in atto di prescrizioni comportamentali, ma dimostra anche volontà di entrare in un programma di trattamento e portarlo avanti con continuità, si sottopone con regolarità alle visite di controllo, assume correttamente i farmaci, attua e mantiene nel tempo i cambiamenti nello stile di vita, evitando i comportamenti a rischio per la salute.
Numerosi sono i fattori implicati nella non aderenza alla terapia da parte del paziente. Essi possono essere legati alle caratteristiche personali individuali, ad esempio, al “modello implicito” della malattia, ovvero le credenze e le convinzioni del paziente sulla malattia e sulla terapia. Può esservi un’influenza del contesto sociale, dovuta a carenza di supporto sociale, aspettative familiari negative verso il trattamento, instabilità relazionale, scarsa disponibilità di tempo e risorse economiche. Ancora, un fattore può essere il trattamento stesso, se vi è assenza di continuità nella cura, lunghe liste d’attesa, complessità e lunga durata del regime terapeutico. Infine, anche la relazione medico-paziente può interferire negativamente, per esempio nel caso di comunicazione inefficace o scarsa empatia per la situazione emotiva del paziente.
Sicuramente, gestire l’aderenza alla terapia nei pazienti cronici risulta particolarmente cruciale e difficile, soprattutto quando vi è assenza di sintomatologia manifesta.
Per misurare l’aderenza alla terapia, possono essere utilizzati strumenti self report e il giudizio medico. Tuttavia dette modalità si sono rivelate scarsamente efficaci. Sebbene sia possibile utilizzare metodologie più oggettive (es. conteggio pillole rimaste, dosaggi principio attivo nel sangue e nelle urine, strumenti elettronici), nella pratica clinica ciò si è dimostrato complesso, poiché la dimensione dell’aderenza comprende scelte, comportamenti e cambiamenti, e ha per protagonista un individuo che interagisce con il medico circa la sua patologia, sulla quale ha opinioni, aspettative ed emozioni.
Nella spondilite anchilosante, i nuovi farmaci biologici sono caratterizzati da diverse modalità di somministrazione e tossicità. Detti fattori possono influenzare l’aderenza e la preferenza del paziente per il trattamento. In considerazione di ciò, è necessario che il processo decisionale del trattamento sia condotto con un approccio più incentrato sul paziente. La mancata aderenza alla terapia può compromettere l’efficacia del piano terapeutico, comportando un incremento dei costi medici e la futura necessità di trattamenti più aggressivi.
Una recentissima review ha sintetizzato gli studi presenti in letteratura ed ha evidenziato la notevole variabilità della definizione operativa e degli strumenti di misurazione utilizzati.
Nei pazienti con malattie reumatiche, la valutazione e l’inclusione delle preferenze del paziente nella formulazione del piano terapeutico contribuisce ad incrementare l’aderenza, migliora i risultati del trattamento, riduce i costi sanitari e aumenta la soddisfazione del paziente.
Le considerazioni sopra riportate suggeriscono che l’aderenza alla terapia dipende fortemente dal coinvolgimento del paziente nel processo decisionale del trattamento, all’interno del quale è necessario tenere conto anche delle conseguenze fisiche, emotive e sociali della malattia.
Bibliografia
Torre-Alonso JC, Queiro R, Comellas M, Lizán L, Blanch C. Patient-reported outcomes in European spondyloarthritis patients: a systematic review of the literature, Patient Preference and Adherence 2018:12 733–747
Lazzari D Mente & Salute. Evidenze, ricerche e modelli per l’integrazione. Franco Angeli Editore. Collana “Psichiatria, Neuroscienze, Medicina”. Milano I edizione 2007
Condividi questa pagina per email