Il rapporto tra osteoporosi, spondilite anchilosante e, in generale, la spondiloartrite, è apparentemente un controsenso. Una di queste patologie provoca una progressiva perdita di struttura ossea (l’osteoporosi), mentre l’altra genera progressiva apposizione ossea, fino all’anchilosi.
Cosa lega queste due condizioni così diverse tra loro? In realtà molto più di quanto potrebbe apparire. Si sa che non è la massa ossea ad essere il problema e che l’osteoporosi, in questi casi, è probabilmente causata da più fattori, differenti tra loro. Una pluralità di condizioni, spesso associate allo stato infiammatorio generato dall’artrite, come, ad esempio, la stessa infiammazione, il coinvolgimento renale, l’iperparatiroidismo secondario e altre ancora possono essere la causa di una perdita di osso o, più in generale, di un peggioramento della sua qualità, oltre che quantità.
Quanti dei pazienti che soffrono di spondilite anchilosante hanno anche l’osteoporosi?
Quale sia la causa, la potenziale perdita di massa ossea induce l’osteoporosi e le fratture da fragilità. (fratture occorse per eventi non traumatici). Queste sono un riscontro più frequente nel paziente affetto da spondilite anchilosante. La percentuale di pazienti che hanno una frattura da fragilità è compresa, secondo una recente metanalisi, tra l’11% e il 24%. Questa percentuale risulta importante perché si riferisce ad una popolazione mediamente più giovane di quella dei pazienti affetti da osteoporosi post menopausale e composta sia da maschi sia da femmine. Quello che colpisce particolarmente è il rischio di incorrere in questo evento, aumentato di oltre 23 volte rispetto ad una persona non affetta da spondiloartrite e della stessa età.
Lo stato osseo risente, poi, di altri fattori, quali ad esempio la carenza di vitamina D, che si presenta con una frequenza variabile a seconda degli studi eseguiti, ma spesso ricorrente. Tale condizione dovrebbe essere sempre considerata nella terapia di pazienti affetti da spondiloartrite, quando si valuta il rischio fratturativo e la presenza di condizioni quali l’osteoporosi e l’ostemalacia.
Al momento non è possibile, purtroppo, avere una visione biochimica che spieghi le motivazioni di questa ambiguità di stati, con perdita e neoformazione di osso. Sicuramente una miglior comprensione dei meccanismi di base della patologia potrebbero chiarire quali siano i fattori di rischio e permettere di individuare con maggior precisione i pazienti che potrebbero andare incontro ad una frattura. Considerare la presenza di una perdita d’osso rimane importante per i pazienti e per prevenire ulteriori complicanze della spondiloartrite.